L’App per iPad di TIAB: Sharpening in Photoshop

 ha pubblicato su App Store la versione per iPad del suo ““, registrato da Marco Olivotto. Si tratta di un’App decisamente sostanziosa (678MB per €59.99), i cui contenuti video comprendono sia i fondamentali teorici che gran parte delle tecniche in Photoshop.
Spesso sul mio blog ho scritto di questi argomenti, quindi la recensisco volentieri: dimenticando per il tempo necessario che Marco non è solo un collega ma anche un amico e ringraziando TIAB per la possibilità di averla avuta in anteprima.

La App

Tra i supporti disponibili per un videocorso (DVD o Lezionario online), l’app per iPad è probabilmente la migliore combinazione tra proprietà dei contenuti e modalità di visualizzazione – essere slegati dal computer in questo caso è un vantaggio, potendo tenere il tablet accanto e mettere in pratica quanto Marco spiega senza rimbalzare continuamente tra Photoshop ed il player.

TIAB - Videocorso per Photoshop Sharpening

Superato lo scoglio di scaricare tutti i dati – il che non sempre è banale in Italia – l’app in sé è ben congegnata. Il layout è compatto, la suddivisione in menu a fisarmonica della lista dei video evita in gran parte lo scrolling e per le funzioni di navigazione di base (cioè per il 95% dell’utilizzo dell’app da parte del 95% degli utenti) tutto succede in un’unica vista senza necessità di aprire pop-up o pagine secondarie. Ottima usabilità in genere; un po’ meno efficaci forse i menu ad icone, sdoppiati in due colonne ai bordi dello schermo.

I video vanno sia a pieno schermo che in riquadro, c’è la possibilità di impostare segnalibri, costruire una playlist personale o filtrarli in base a termini di ricerca. Alcuni utenti (pochi o molti non so dire, sicuramente il sottoscritto) sentiranno la mancanza di controlli extra sul player rispetto a quelli di default di iOS: mi riferisco alla possibilità di riprodurre il video a velocità superiori (come in VLC: 1.3x o più, ad esempio) che il più delle volte è davvero utile. Altra feature request per i prossimi aggiornamenti: al termine di un video, il passaggio automatico al successivo in lista, operazione al momento manuale.

Il Teacher

Lo stile di Marco Olivotto, pur in evoluzione da quando ha cominciato ad insegnare i suoi (Color Correction Campus, workshop intensivi di due giorni che dal 2011 ha tenuto in svariate città italiane), è definibile in un efficace mix di rigore scientifico e senso pratico. Il linguaggio è molto preciso, il modo di parlare chiaro e la sintassi neutra.
Rispetto ai corsi dal vivo, nei quali può permettersi variazioni di ritmo e qualche salto logico per assecondare le necessità del momento degli studenti, nel videocorso (per sua natura un media che richiede una impostazione più regolare, sia per esigenze di tipo didattico che per questioni di accuratezza) adotta uno stile formalmente ineccepibile dal sapore British, una specie di Piero Angela della Color Correction. Gli esempi pratici sono tutti estremamente chiari nel loro svolgimento e la teoria affrontata a passo regolare in tutte le sue (non sempre semplici) sfaccettature.

Il Corso

Marco Olivotto ha deciso di suddividere le 3 ore, 35 minuti (e 7 secondi, pare) del corso in sette parti di circa mezz’ora, più una breve conclusione:

  1. Introduzione
  2. Strumenti per iniziare
  3. Maschera di Contrasto: concetti di base
  4. La Maschera di Contrasto in azione
  5. Il Flusso di lavoro di Bruce Fraser
  6. Esempi ed applicazioni
  7. Argomenti avanzati e trucchi
  8. Conclusioni

Per ragioni di tempo alcuni argomenti e/o tecniche sono evidentemente rimasti fuori, ma è piuttosto notevole la quantità (e qualità) di considerazioni che trovano spazio in questo raggruppamento.

La Introduzione affronta di petto (ed efficacemente) concetti fondamentali quali Nitidezza, Dettaglio, Scala e Frequenza Spaziale; rispondendo alla domanda “Perché mai occorre fare sharpening?” nell’unico modo sensato – ovvero richiamando la differenza tra la visione come fenomeno ottico (cosa vede una fotocamera) e la percezione (cosa il nostro cervello, sulla base dei dati che riceve dai nostri occhi, capisce del mondo là fuori) fino al paradosso che gli artefatti della maschera di contrasto sono necessari per rendere la riproduzione del vero più verosimile ai nostri occhi (e di nuovo al nostro cervello). Altra domanda che viene posta nell’introduzione è la classica e ricorrente “In che punto del flusso di lavoro è opportuno applicare la maschera di contrasto?”. Infine si divulga una tecnica dal nome insolito (La Mazzetta) e dal sottotitolo ambizioso (Oggetto Universale) che ho presentato in un suo workshop nel 2012 e che sembra essere stata generalmente ben recepita.

Negli Strumenti per Iniziare sono raccolte informazioni di base per essere operativi, ad uso degli utenti meno avanzati: filtri tipici per lo sharpening (Sfocatura Gaussiana, Accentua Passaggio, Maschera di Contrasto, Trova Bordi), fusione condizionale e maschere di livello.

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Coi Concetti di Base cominciamo ad esplorare pro e contro della Maschera di Contrasto nei diversi spazi colore (RGB, CMYK e Lab), non senza aver prima scoperto che i pittori del Rinascimento già introducevano artefatti nelle loro opere – gli stessi aloni chiari e scuri nei bordi che sono la base dello sharpening. Marco comincia anche a presentare alcune considerazioni qualitative che Dan Margulis (suo e mio Maestro) ha fatto negli anni scorsi a proposito di questi artefatti: percepiamo gli aloni chiari e quelli scuri nello stesso modo? In quali parti della gamma tonale siamo meglio disposti ad accettare lo sharpening? Le risposte determineranno parte delle tecniche trattate nella sezione successiva.

La Maschera di Contrasto in azione affronta sia il classico dilemma della scelta dei parametri del filtro UnSharpMask, che la cosiddetta Maschera di Contrasto inversa (HiRaLoAm – High Radius Low Amount, cioè a raggi alti e fattori bassi) utile per stimolare frequenze medio basse. Con un video sulle maschere per i bordi, Marco si avvicina verso metà corso ad un punto di discontinuità con quanto ha trattato fin’ora.

IMG_1114Ovvero il Flusso di Lavoro di Bruce Fraser. Fraser è stato, nel cosiddetto gruppo dei Pixel Genius (che comprende tra gli altri Jeff Schewe e Martin Evening – tutti in qualche modo vicini ad Adobe) colui che ha approfondito di più la ricerca sullo Sharpening, scrivendo il primo libro interamente dedicato all’argomento (Real World Image Sharpening). Poco tempo dopo la pubblicazione Fraser è venuto a mancare, ed il testimone per l’edizione successiva è stato raccolto da Schewe, che ne ha grosso modo mantenuto l’impianto e i principi. Presentando Bruce Fraser, Marco mette a confronto due punti di vista completamente diversi – e sotto molti aspetti inconciliabili – sul problema della Maschera di Contrasto. Da una parte Dan Margulis, che rappresenta (quello che un tempo veniva identificato come) il mondo della prestampa; le sue linee guida derivano dalla ricerca personale sugli aspetti percettivi della Color Correction. Per Dan lo sharpening:

  1. E’ come da tradizione da applicare in un’unica passata, al termine del flusso di lavoro.
  2. Differenziato qualitativamente e quantitativamente tra Aloni Chiari ed Aloni Scuri.
  3. Applicato attraverso maschere di luminosità, o provenienti da canali elaborati.

Dall’altra parte Bruce Fraser ed il suo gruppo rappresenta forse più il mondo della fotografia; secondo i suoi dettami lo sharpening:

  1. Può essere applicato in più passaggi (di Input, Creativo, di Output) in momenti diversi del flusso di lavoro.
  2. Va applicato generalmente attraverso maschere “Trova Bordi”.

Non è un mistero che storicamente Dan Margulis ha avuto pochi fan in Adobe, mentre i Pixel Genius hanno spesso collaborato come consulenti. Sia quel che sia, il modulo dello sharpening di Camera Raw ha uno slider che dinamicamente modifica la soglia di un filtro trovabordi, per cui sembra che Adobe abbia scelto da che parte stare. E Marco Olivotto? Riconosce che i due punti di vista sono largamente inconciliabili, tendenzialmente ne preferisce uno, ma li spiega e dimostra entrambi, scegliendo ora l’uno ora l’altro in relazione alle immagini di esempio.

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Negli Esempi ed Applicazioni (sezione più lunga di tutte, circa tre quarti d’ora) Marco tenta una sistematizzazione di genere, approcciando con tecniche diverse tre ritratti, due architetture, un paesaggio, una fotografia di scena, un tessuto, e affrontando il problema della riduzione del rumore negli scatti digitali ad alte sensibilità. L’ultima sezione, Argomenti Avanzati e Trucchi è una raccolta di temi ausiliari, quali gli altri strumenti di Sharpening (da Nitidezza Avanzata in giù), HiRaLoAm su a e b di Lab, salvataggio di originali con oversharpening, e (last but not least) la Maschera di Contrasto in Adobe Camera Raw. Ultimo argomento molto “caldo” – nel quale Marco compara ACR e PS giungendo a conclusioni che non posso che condividere, basate su considerazioni che riguardano praticità, velocità, qualità ed automazione.

Conclusioni

E’ sempre difficile essere imparziali quando si tratta di dare un parere sul lavoro di colleghi coi quali si ha un rapporto di amicizia . Ciò detto, mi pare che l’app di TIAB sia veramente ben fatta e consigliabile, e meriti i 59.99 EUR che costa su App Store.
La maschera di contrasto è un argomento dai confini estesi e non sempre ovvi e Marco Olivotto ha registrato un videocorso che è fruibile a più livelli: da un lato getta delle basi teoricamente molto forti ad uso dei principianti, in modo da segnare nettamente il proprio raggio d’azione, dall’altro non perde mai di vista chi è più smaliziato (mi piacerebbe sapere quanti corsi sullo Sharpening citano ).</p>

Gli esempi sono in genere appropriati, e definiscono un target di utenza che personalmente individuo tra il principiante e l’intermedio. Data questa impostazione, Marco riesce a toccare molti argomenti importanti, costruendo un corso di carattere “ecumenico” – allo stesso tempo maggior pregio e forse anche difetto del corso stesso, che manca di un’impronta stilistica forte, prediligendo un’esposizione neutra e più didascalica di principi e tecniche, senza però rinunciare all’accuratezza.

Per quanto sono convinto che anche l’utenza cosiddetta professionale possa trovare in questo videocorso un’ottima sintesi in grado di completare le proprie conoscenze sull’argomento (siete sicuri di saper rispondere con certezza a tutte le domande che ho sparso in questo post?) è auspicabile che TIAB produca prima o poi un secondo videocorso nel quale si affrontino temi e tecniche più avanzate, quali la separazione degli aloni, l’automazione di Dan Margulis, Sharpening multiplo e maschere avanzate, ecc. Tutte frecce già nella faretra di Marco Olivotto, che per comprensibili ragioni non hanno potuto essere scoccate in questa occasione.
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